
Negli ultimi anni, il tema dell’obbligatorietà del POS (Point of Sale) per esercenti, professionisti e imprese è stato al centro di numerosi dibattiti e provvedimenti legislativi in Italia. L’intento del legislatore è quello di favorire la tracciabilità dei pagamenti, contrastare l’evasione fiscale e garantire ai consumatori la possibilità di scegliere liberamente la modalità di pagamento. Tuttavia, la normativa sul POS obbligatorio prevede alcune esclusioni e particolarità che è importante conoscere, sia per chi gestisce un’attività sia per i clienti. In questo articolo analizzeremo le nuove norme, chi sono i soggetti obbligati all’adozione del POS, chi invece è escluso e quali sono le sanzioni previste.
Le nuove norme sul POS obbligatorio: il quadro legislativo
Il POS obbligatorio è stato introdotto per la prima volta in Italia con il Decreto Legge n. 179/2012, convertito nella Legge n. 221/2012, che prevedeva l’obbligo per tutti i soggetti che effettuano attività di vendita di prodotti e prestazione di servizi, anche professionali, di accettare pagamenti effettuati attraverso carte di debito e di credito. Nel corso degli anni, la normativa è stata aggiornata e rafforzata, in particolare con la Legge di Bilancio 2020 e successivamente con il Decreto Legge n. 36/2022 (cosiddetto “Decreto PNRR 2”), che ha introdotto sanzioni effettive per chi non si adegua all’obbligo.

Dal 30 giugno 2022, infatti, è scattato l’obbligo effettivo e sono state introdotte sanzioni amministrative per chi rifiuta i pagamenti elettronici. L’importo della sanzione è pari a 30 euro, aumentato del 4% del valore della transazione rifiutata. L’obiettivo del legislatore è quello di incentivare ulteriormente l’uso dei pagamenti elettronici, che garantiscono maggiore trasparenza e sicurezza sia per il consumatore sia per il fisco.
Le nuove norme, inoltre, hanno eliminato le precedenti soglie minime di importo per il pagamento elettronico: anche per cifre molto basse, il cliente ha diritto di pagare con carta o bancomat e l’esercente ha l’obbligo di accettare la transazione, salvo eccezioni specifiche previste dalla legge.
Chi è obbligato ad avere il POS
L’obbligo di dotarsi di un terminale POS riguarda una vasta platea di soggetti. In particolare, devono adeguarsi alla normativa:

– Tutti gli esercenti di attività commerciali, quindi negozi di qualsiasi genere, bar, ristoranti, alberghi, supermercati, farmacie e qualsiasi altro esercizio che venda beni al dettaglio;
– I soggetti che offrono servizi al pubblico, come taxi, parrucchieri, estetisti, lavanderie, meccanici, artigiani e simili;
– I liberi professionisti che svolgono attività regolamentate o meno, come medici, avvocati, notai, commercialisti, consulenti, architetti, ingegneri e altri;
– Le imprese che forniscono servizi sia a privati sia ad altre aziende.
In pratica, chiunque effettui una vendita di beni o una prestazione di servizi, anche in modo occasionale, è tenuto a permettere al cliente di pagare con strumenti elettronici. L’obbligo si applica sia ai pagamenti effettuati con carte di debito, carte di credito, carte prepagate, sia tramite applicazioni di pagamento digitale (come Apple Pay, Google Pay, Satispay, ecc.).
Chi è escluso dall’obbligo del POS
Nonostante la normativa sia piuttosto ampia e inclusiva, esistono alcune eccezioni e casi particolari in cui l’obbligo del POS non si applica. Le principali esclusioni riguardano:

– I soggetti che operano in zone prive di copertura internet o che si trovano nell’impossibilità tecnica oggettiva di collegare un terminale POS, come stabilito dal Decreto Ministeriale 24 gennaio 2014. In questi casi, però, l’esercente deve poter dimostrare l’effettiva impossibilità di connessione, ad esempio con una certificazione dell’operatore telefonico.
– Le transazioni effettuate tra soggetti privati che non esercitano attività commerciale o professionale.
– Alcune attività occasionali e marginali, come le vendite temporanee in occasione di sagre, fiere o manifestazioni locali, purché non siano esercitate in modo abituale e professionale.
– I pagamenti effettuati a distanza, come bonifici bancari, pagamenti online tramite home banking o sistemi di pagamento elettronico non fisici (ad esempio, pagamenti tramite piattaforme e-commerce che non prevedono la presenza fisica del cliente).
Va sottolineato che la legge non prevede esclusioni per ragioni di età, volume d’affari, categoria professionale o importo minimo della transazione. Anche i professionisti iscritti ad albi, come medici e avvocati, sono tenuti all’obbligo del POS, salvo le eccezioni sopra menzionate.
Sanzioni, controlli e novità per il futuro
Il mancato rispetto dell’obbligo di accettare pagamenti elettronici comporta, come detto, una sanzione amministrativa di 30 euro, a cui si aggiunge il 4% del valore della transazione rifiutata. Le sanzioni possono essere applicate ogni volta che un cliente denuncia il rifiuto al pagamento elettronico. I controlli possono essere effettuati dalla Guardia di Finanza, dalla Polizia Municipale e da altri organi preposti.

È importante sottolineare che la sanzione scatta solo in caso di rifiuto del pagamento elettronico richiesto dal cliente e non per la semplice assenza del terminale POS. Tuttavia, l’assenza del dispositivo può essere considerata come presunzione di impossibilità ad accettare pagamenti elettronici e quindi motivo di contestazione. Le segnalazioni possono essere fatte direttamente dal cliente presso le autorità competenti, che avvieranno le verifiche del caso.
Per il futuro, il legislatore sta valutando ulteriori incentivi e semplificazioni per favorire la diffusione dei POS, come la riduzione delle commissioni per le microtransazioni e l’introduzione di nuovi sistemi di pagamento digitale più semplici e accessibili. Inoltre, si stanno studiando soluzioni per rendere più agevole l’installazione dei POS anche nelle aree meno servite dalla rete internet, al fine di ridurre ulteriormente le esclusioni e favorire la piena digitalizzazione dei pagamenti in tutta Italia.